ABSTRACT
Con questa espressione faccio riferimento a quell’insieme di fenomeni storici che affondarono le loro radici nelle inquietudini religiose tardo-medievali e che cominciarono a manifestarsi a partire dal grande evento rinnovatore, quello della Riforma protestante.
La Riforma e le conseguenze che essa ha portato nella storia e nelle coscienze europee costituiscono un nodo da cui non si può prescindere per comprendere la nascita e l’evoluzione della storia moderna.
Sullo sfondo di un mondo che aveva ampliato i propri orizzonti geografici con la scoperta del continente americano e che stava perdendo il suo tradizionale riferimento politico con la progressiva affermazione delle monarchie nazionali, la Riforma, con la frantumazione della Respublica Christiana, fu un ulteriore momento fondamentale della storia europea che ha contribuito a demolire l’idea di un mondo integro e monolitico e a sviluppare e consolidare il concetto di alterità.
Introduzione
Nell’affrontare il tema della Riforma luterana ho scelto di soffermarmi sulla dimensione della libertà religiosa per più ragioni: innanzitutto questo approccio mi consente di aprire una finestra sulla storia locale, un’occasione per verificare il significato “universale” di fenomeni accaduti in ambienti circoscritti e vicini. Questa scelta è sorretta anche dalla convinzione che la storia locale possa concorrere a motivare gli studenti allo studio della storia generale.
In secondo luogo, la decisione di approfondire il tema della Riforma anche attraverso la storia delle idee mi offre la possibilità di mettere in relazione fenomeni storici del passato con la dimensione del presente; l’attualità presenta infatti, a mio parere, molte occasioni per riflettere sul tema della libertà religiosa e su un altro concetto, quello della tolleranza, un principio distintivo della società occidentale che si affermò in Europa con l’Illuminismo, ma che la Riforma concorse a preparare già nel XVI secolo.
Al momento di affrontare lo studio di quel periodo storico gli allievi sarebbero in possesso di un prerequisito fondamentale.
Oggetto del laboratorio
La classe coinvolta
Il percorso didattico è stato pensato per gli studenti di una classe 2 ^ della Scuola Secondaria di I grado
Durata
8 ore
Prerequisiti
- conoscere gli aspetti essenziali della decadenza della teocrazia papale e i connessi movimenti di protesta e/o di riforma della Chiesa
- conoscere gli aspetti essenziali dell’Umanesimo cristiano
- saper schedare un testo
- sapere leggere carte geografiche, carte tematiche storiche e linee del tempo
- aver acquisito la tecnica di schedatura-lettura base di una fonte storica
- utilizzare i termini specifici del linguaggio della disciplina
- saper elaborare una scheda-film
- saper usare tecnologie multimediali di base.
Finalità generali
- suscitare l’interesse per il passato e la sua analisi
- acquisire la consapevolezza che lo studio del passato, oltre a dare conoscenza di un patrimonio comune, è fondamento per la comprensione del presente e della sua evoluzione
- acquisire la consapevolezza della storicità del territorio
- affinare l’abilità di esporre propri punti di vista
- affinare le capacità di analisi, di sintesi e di giudizio critico
- acquisire l’abitudine alla valutazione critica dell’uso pubblico della storia
- favorire la consapevolezza di sé e degli altri
- affinare la sensibilità alle differenze.
Obiettivi di apprendimento
- riconoscere e analizzare criticamente diversi tipi di fonti, individuandone gli elementi essenziali (fonti scritte, iconografiche, materiali, fotografiche, digitali, ecc.) esercitando la critica della fonte: intenzionalità, rapporto con il contesto, attendibilità …) per produrre conoscenze su temi definiti
- riconoscere le peculiarità della finzione filmica in rapporto alla ricostruzione storica dei fenomeni
- mettere a confronto diverse tipologie di fonti documentarie e storiografiche relative allo stesso fatto, allo stesso problema, allo stesso personaggio, interrogarle e analizzarle, riscontrandone la diversità e le somiglianze
- selezionare e organizzare le informazioni tratte dalle fonti, dai testi informativi con schemi, tabelle e risorse digitali
- mettere in relazione fenomeni storici del passato sia con altri fenomeni coevi, sia con fenomeni del presente
- integrare fonti storiche e brevi testi informativi operando confronti e stabilendo inferenze
- distinguere tra storia locale, regionale, nazionale, europea, mondiale e coglierne le connessioni
- acquisire e/o ampliare le conoscenze su eventi e fenomeni di storia generale e locale affrontati nel percorso.
Metodologia e articolazione dell’attività
I LUOGHI DELLA RIFORMA
CRONOLOGIA ESSENZIALE DELLA RIFORMA
FASE 1 – INTRODUTTIVA
Visione di alcune sequenze del film Luther – Genio, ribelle, liberatore (film indipendente del 2003- regia Eric Till)
L’attività è pensata come una sorta di “rompighiaccio” che ha lo scopo di richiamare l’attenzione degli studenti, suscitare in loro curiosità sulla figura di Lutero, far nascere interrogativi sulla Riforma luterana.
Scelgo di sottoporre loro solo alcune sequenze del film, quelle più significative, per motivi di tempo.
L’uso di una fonte audiovisiva di tipo cinematografico mi offre anche l’occasione di riflettere sui concetti di fonte diretta e indiretta e sulla necessità di una fruizione consapevole di questa tipologia di fonti che – data l’illusione di realtà – tende ad abbassare la soglia critica dello spettatore.
1° sequenza
“Tra il novembre 1510 e l’aprile 1511 Lutero compie un viaggio a Roma per risolvere una questione politica interna all’ordine agostiniano, trascorre quattro settimane nelle città eterna dove rimane sconcertato da alcuni aspetti: la lettura meccanica e distratta della messa da parte di molti sacerdoti italiani e lo sfarzo in cui vivono gli alti dignitari ecclesiastici.
Nel 1512, Lutero, concluso il dottorato in teologia a Wittenberg, ottiene, su incarico del suo ordine, la cattedra di teologia succedendo a Johann Von Staupitz. Discostandosi dalle usanze dell’epoca, tiene esclusivamente lezioni sulla Bibbia”.
2° sequenza
“In Germania arriva Johann Tetzel – brillante predicatore domenicano e inquisitore di Polonia – incaricato, nel 1516, dall’arcivescovo di Magonza, Alberto di Hohenzollern, di predicare nelle sue diocesi l’indulgenza bandita da papa Leone X Medici per finanziare il rifacimento della basilica romana di San Pietro.
Metà del denaro raccolto serve in realtà all’arcivescovo per saldare il debito che aveva contratto con i Fugger, banchieri imperiali, per pagare alla Sede Apostolica la dispensa dal divieto del cumulo dei benefici ecclesiastici “.
ATTIVITÀ
Ciascun alunno, individualmente, elaborerà la schedatura base della fonte cinematografica, poi produrrà una scheda film da inserire nei materiali del laboratorio, utilizzando strumenti multimediali.
Per proseguire le attività di laboratorio è necessario che gli allievi acquisiscano le conoscenze essenziali sulla Riforma protestante, soffermandosi particolarmente sull’aspetto dei dogmi della teologia luterana. Ciò è necessario per poter ricavare informazioni dalle fonti che interrogheranno nelle fasi successive del percorso.
FASE 2 – OPERATIVA
Gli alunni, individualmente, leggono e schedano un estratto delle 95 Tesi di Lutero qui sotto riportate.
Poi rispondono al questionario a risposta multipla.
LE 95 TESI
Il 31 ottobre 1517 Lutero affisse alla porta della cattedrale di Wittenberg le 95 Tesi che avrebbero dato vita alla protesta contro la chiesa di Roma.
Nella sua intenzione si trattava di una serie di argomenti dal tono volutamente polemico per sollecitare la pubblica discussione, come era usanza universitaria dell’epoca.
Se ne riportano alcune:
- Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze
- Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse gli incassi dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di S. Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e le ossa delle pecorelle.
- Vero tesoro della Chiesa di Cristo è il sacrosanto Vangelo, gloria e grazia di Dio.
- Ma questo tesoro è a ragione odiosissimo perché dei primi fa gli ultimi.
- Ma il tesoro delle indulgenze è a ragione grandissimo perché degli ultimi fa i primi.
- Dunque i tesori evangelici sono reti con le quali un tempo si pescavano uomini ricchi.
- Ora i tesori delle indulgenze sono reti con le quali si pescano le ricchezze degli uomini.
95 TESI: questionario
Il gruppo classe viene diviso in piccoli gruppi (tre alunni) e procede innanzitutto alla schedatura base della fonte che segue.
Una volta compiuta questa attività i ragazzi svolgono la lettura analitica/interpretazione delle immagini di una fonte diretta, un noto pamphlet della pubblicistica luterana che, grazie all’invenzione della stampa circolò in svariate versioni in Germania e non solo. L’analisi seguirà l’approccio di Erwin Panofsky (lettura pre-iconografica, analisi iconografica e interpretazione iconologica).
La lettura critica dei brevi testi di cui sono corredate le immagini, testi che si è scelto di proporre in traduzione, vista l’età dei destinatari, sarà un’attività complementare a quella svolta in precedenza e costituirà un riscontro alla corretta interpretazione delle iconografie.
ATTIVITÀ
Analisi di alcune delle immagini del libello Passional Christi und Antichristi (Wittenberg, 1521) redatto da Martin Lutero e Filippo Melantone, con la collaborazione grafica di Lucas Cranach il Vecchio.
CRISTO – “I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e lo ricoprirono con un abito di porpora”, Giov. 19 [v.2]
ANTICRISTO – “L’imperatore Costantino ci ha trasmesso la corona imperiale, il berretto, il mantello di porpora, la tunica scarlatta, gli abiti imperiali e gli scettri (cap. 13, o distinctio 96).
Contro tutti i libri di storia e contro tutti gli annali sono andati ad inventarsi menzogne simili per salvaguardare la loro tirannia: infatti mai e poi mai gli imperatori romani usarono portare corone di tale foggia.
CRISTO – “Se io, Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi l’un l’altro. Infatti io vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate così come io ho fatto a voi. Così sia, così sia. Io vi dico che il servo non è più importante del suo padrone, né l’apostolo è più importante di quello che lo ha mandato. Se sapete queste cose e le farete, sarete beati”, Giov. 13 [vv. 14-17]
ANTICRISTO – Il papa si sforza di imitare molti tiranni e principi pagani, che porsero i loro piedi agli uomini perché li baciassero affinché si realizzi ciò che è scritto: “Chiunque non avrà adorato l’immagine della bestia, sia ucciso”, Apoc. 13 [v. 15].
Nelle sue decretali il papa non si vergogna a gloriarsi di questo bacio del piede (cap. 4 in Clementina, de sententia excommunicationis V, 10).
CRISTO – “Egli trovò nel tempio coloro che vendevano pecore e buoi e colombe e i cambia-moneta seduti, ed essendosi fatto una specie di frusta con delle cordicelle, cacciò tutti dal tempio, anche le pecore ed i buoi, e sparse a terra il denaro dei cambia-moneta e capovolse i tavolini. E disse a coloro che vendevano le colombe: “Portate via di qui queste cose e non trasformate la casa del padre mio in una casa di mercato” “, Giov. 2 [vv. 14-16]. “Il tuo denaro vada con te in perdizione”, Atti 8 [v. 20].
ANTICRISTO – L’Anticristo siede qui, nel tempio di Dio, “mostrando se stesso come se fosse Dio”, come predisse Paolo, II Tess. 2 [v. 4]. ” Muta e sovverte tutte le disposizioni divine”, come dice Daniele. Calpesta la sacra Scrittura, vende dispense, indulgenze, pallii, vescovati, benefici; si prende i tesori di questo mondo; scioglie i matrimoni; opprime le coscienze con le sue leggi; stringe patti e subito dopo li annulla per denaro; inserisce i santi tra le divinità, oppure li canonizza; benedice e maledice fino alla quarta generazione ed impone di obbedire alla sua voce come alla voce di Dio (cap. 2, distinctio, 19).
“È non è permesso a nessuno di sottoporre a giudizio la sede apostolica, oppure di protestare” (cap. 30, causa 17, quaestio 4).
Gli studenti – a questo punto – affrontano il tema della nascita delle chiese riformate di Zurigo, di Ginevra e quella della Chiesa anglicana in Inghilterra, approfondendo caratteri, somiglianze e peculiarità di ognuna di esse.
FASE 3 – L’ALA RADICALE DELLA RIFORMA
Il principio luterano della sola scriptura aveva insite in sé conseguenze difficilmente contenibili, apriva cioè la strada ad ogni nuova e libera interpretazione scritturale, nell’ottica di un indiscutibile individualismo religioso.
Nei primissimi anni della Riforma si assistette ad un moltiplicarsi di credenze più o meno radicali – dai profeti di Zwickau, agli anabattisti, agli antitrinitari – che cercarono di insinuarsi negli spazi di libera interpretazione offerti dai princìpi luterani.
Le manifestazioni di dissenso, tuttavia, non trovarono spazio in quanto, sulla via di una lettura autonoma, ogni criterio di verità sarebbe scomparso, anche quello proposto dalle chiese riformate.
I capi delle “nuove” chiese si irrigidirono in una dura intransigenza dogmatica e la loro verità divenne l’unico criterio valido per valutare le opinioni religiose. A partire da questo momento si assistette ad uno scollamento fra le nuove chiese sorte dalla Riforma e i “riformatori radicali”. Questi affermarono il principio di libertà religiosa, all’interno di un cristianesimo non dogmatico. Il dissenso venne represso da tutte le chiese.
Ecco due tra i numerosi esempi:
- Felix Manz fu il primo anabattista condannato a morte per annegamento, a causa della sua fede, dal Consiglio della città di Zurigo, nel 1527.
- Michele Serveto medico spagnolo antitrinitario critico nei confronti del dogma della divinità di Cristo. Fu la prima vittima dell’intolleranza calvinista e, per questo, assunse un valore simbolico nel dibattito sulla libertà di coscienza (vedi S. Castellione, De haereticis an sint persequendi, 1554 e S. Castellione, Contra libellum Calvini, 1554). Calvino, infatti, riteneva esecrabile la negazione della Trinità.
La replica di Sebastiano Castellione, esule savoiardo, a Calvino:
“Uccidere un uomo non è difendere una dottrina, è uccidere un uomo. Quando i ginevrini hanno ucciso Serveto non hanno difeso una dottrina, hanno ucciso un uomo. Non spetta al magistrato difendere una dottrina. Che ha in comune la spada con la dottrina? Ad essa provvede chi insegna. Certo, la funzione del magistrato è di proteggere chi insegna, come deve proteggere l’artigiano, il contadino, il medico, tutti i cittadini, se si fa ad essi un torto. Se Serveto avesse voluto uccidere Calvino, il magistrato avrebbe fatto bene a difendere Calvino. Ma poiché Serveto aveva combattuto con scritti e con ragioni, con scritti e con ragioni bisognava refutarlo […]. Uccidere un uomo non è amputare un membro della Chiesa. Amputare un membro indegno del corpo di Cristo vuol dire escludere l’eretico dalla Chiesa (ed è ufficio del pastore), non vuol dire escluderlo dalla vita.”
S. Castellione, Contra libellum Calvini, in Idem, Fede, dubbio, tolleranza, a c. di G. Radetti, La Nuova Italia, Firenze 1960, pp. 19-20.
ATTIVITÀ
Gli studenti eseguono la schedatura delle due fonti di Sebastiano Castellione, e poi ne sintetizzano i contenuti.
FASE 4 – UNO SGUARDO ALLA STORIA LOCALE ….
Gli studenti analizzeranno il caso dell’eretico faentino Fanino Fanini attraverso lo studio della voce a lui dedicata sul Dizionario Biografico degli Italiani e attraverso alcuni brevi estratti da saggi storici.
FANINI, Fanino (Fannio Camillo). – Nacque a Faenza (od. provincia di Ravenna) intorno al 1520 da Melchiorre e Chiara Brini. Un suo biografo, Giulio da Milano, lo dice “giovine” nel 1550.
La famiglia era popolana, ma agiata: fornai da alcune generazioni, i Fanini possedevano una casa nella parrocchia di S. Stefano, una vigna e qualche altro appezzamento di terreno.. […]
Non risulta da alcun documento il periodo esatto nel quale il F. cominciò a orientarsi verso le nuove idee religiose. I biografi fanno, di solito, riferimento all’influenza esercitata su di lui dal Beneficio di Cristo del benedettino Benedetto da Mantova (1543) e dalla Tragedia del libero arbitrio dell’eretico bassanese Francesco Negri (1546). Si tratta, considerata l’ampiezza della diffusione delle due opere, di riferimenti visibilmente generici. Tutto ciò che si può asserire al riguardo è che la diffusione di idee protestanti a Faenza fu anteriore al 1543. Non sappiamo quale impressione abbia lasciato sul F. la predicazione di B. Ochino a Faenza nel 1538. […]
Giulio da Milano, che dichiara d’aver narrato la biografia del F. sulla base d’un documento stilato da un conoscente di quest’ultimo, ci informa che, subito dopo l'”illuminazione” che lo convertì al protestantesimo, il F. si diede a un’intensa propaganda segreta. Questa attività propagandistica del F. rientra, con molta probabilità, nella situazione descritta dal gesuita Pascasio Broët a Francesco Saverio in una lettera da Faenza del 1° marzo 1545: “Molti huomini et donne sonno in questa città, quali sono machiati di questa dottrina lutherana, qual hanno seminato alcuni predicatori passati, maxime frate Bernardino Ochino da Siena” (Tacchi Venturi, I, 2, p. 142).
Arrestato nel 1547, il F. fu processato una prima volta dall’inquisitore Alessandro da Lugo e, “liberato per pietà”, fu tuttavia “bandito da Faenza et dalle terre dj santa Chiesa romana per conto d’haeresia, con speranza si dovesse emendare”.. […]
Il Delfini scriveva sulla base d’un suo interrogatorio di alcune monache del Convento di S. Chiara di Bagnacavallo, avvenuto probabilmente tra il 18 maggio e il 23 ott. 1548 (ibid., pp. 30 ss.), che si è conservato e che costituisce il documento più importante anche sui contenuti della predicazione del F. in Romagna. […]
I contenuti dottrinali di questa predicazione sono compendiati negli interrogatori di sette suore, le quali, anche se riferiscono le dottrine apprese dal F. alle consuetudini e agli obblighi della loro vita claustrale, tuttavia insistono su alcuni punti omogenei: il F. e i suoi complici avevano insegnato loro che l’eucaristia non ha fondamento nelle Scritture e che la messa era un’invenzione a scopo di lucro; che l’ordine sacro non è un sacramento (“non fu mai altro sacerdote che Christo”); che le intercessioni dei santi non sono utili e quindi non e valido il loro culto. Da altre dichiarazioni delle stesse monache risulta quanto la predicazione del F. fosse stata persuasiva: molte di esse si dichiarano esplicitamente “lutherane”; tutte contestavano gli aspetti quotidiani della regola, negando la validità della recita dell’ufficio e del rosario, la pratica del digiuno, i fondamenti della stessa vita claustrale, anche con una punta di gusto dissacrante (“dicono che San Francesco non hebbe le stigmate da Christo, ma ch’egli se le fece con un cortellino, per ingannare il mondo”). Tale opera di persuasione era avvenuta mediante la proposta di molti libri eterodossi da parte del Fanini.
Dopo una breve detenzione nella rocca di Lugo, il F. fu trasferito a Ferrara, dove, il 25 sett. 1549, fu condannato a morte per impiccagione e rogo.
[tratto da: Lucia Felici – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 44 (1994) ]
ATTIVITÀ CONCLUSIVA
Gli alunni compongono un testo espositivo per presentare quanto emerso dallo studio e dall’analisi delle fonti analizzate nel percorso.
FASE 5 – …. ED UNO ALL’ATTUALITÀ
A chiusura del percorso ritengo opportuno chiedere agli studenti di individuare, in modo libero, situazioni del presente che richiamino il tema della libertà di coscienza e quello della tolleranza.
Gli esiti delle ricerche verranno poi condivise tra gli alunni in un confronto in classe.
COMPITO PER LO STUDENTE:
“Dopo aver affrontato lo studio della Riforma protestante e approfondito il tema della libertà religiosa nel ‘500, ritieni che, nella società odierna, i princìpi della libertà di coscienza e quello della tolleranza siano diventati un patrimonio comune? Documenta la tua risposta.”
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